Didattica (del giornalismo) a distanza

Lezione obbligatoria di lettura dei giornali online, per chi ha questa brutta abitudine. Per chi non ce l’ha, c’è lo stesso qualcosa da imparare.
Prendo come esempio un articolo di Repubblica.it, versione pubblica, apparso il 18 Maggio 2020. In fondo trovate tutti i riferimenti.

Titolo
Sondaggio: la didattica a distanza non piace alla gran parte degli studenti
Sottotitolo: “Per la rilevazione Di.Te./Cittadinanzattiva/Skuola.net è insoddisfatto il 54% degli studenti, un terzo dichiara che è più faticoso concentrarsi durante le lezioni e il 15% circa dichiara che la possibilità di poter utilizzare computer e smartphone diventa una tentazione per fare altro durante le lezioni

Fonti
Si parla di un sondaggio: dove sta? Ci sono le fonti? No, bisogna andarsele a cercare fuori. E questo già è grave: come si fa a parlare di giornalismo online se uno scrive come se fosse sulla carta? Con un po’ di fortuna trovo la pagina Facebook e quindi il sito di Dipendenze tecnologiche, l’associazione che ha promosso il sondaggio. Dal sito si capisce chi c’è dietro l’associazione e la sua mission, e vi lascio il piacere di scoprirlo, visto che l’articolista non si è degnato di farlo. Curiosamente qui non c’è affatto un articolo dedicato al sondaggio, e nemmeno i risultati, ma solo un breve lancio che rimanda all’articolo vero che sta su Tgcom24, e che è la fonte ripresa pari pari da tutti gli altri siti che parlano dell’argomento, compreso quello del terzo partner, Skuola.net.

Peraltro non si capisce benissimo il ruolo del secondo partner citato, ovvero Cittadinanza attiva. Ma sul sito dell’associazione c’è un articolo esteso che parla del sondaggio (da cui si capisce che coinvolge anche le scuole, e non solo i ragazzi) e dove finalmente si trova un report con i dati. Sembrerebbe insomma che da qui si dovesse partire per correttezza di informazione. Se uno volesse fare informazione corretta.

Percorriamo l’articolo di Dipendenze, che sembra essere l’unica fonte del nostro articolista. Giuseppe Lavenia, psicologo e presidente di Dipendenze, dice: “I ragazzi non riescono più a immaginare un #futuro. Il 58% degli intervistati dice di mangiare di più e di concedersi qualche strappo alla regola, il 40% mangia a qualsiasi orario mentre il 45% non presta attenzione ciò che porta a tavola. L’isolamento forzato ha cambiato anche le loro abitudini del sonno, non solo quelle alimentari.
Il tema, quindi, è un altro. Il problema è un altro. Le cause sono altre.
Certo – visto chi è che scrive – “la tecnologia è si (sic) social ma non è per nulla socializzante. Fa sentire soli e non contiene le ansie“. Altrettanto certamente, “questi dati non fanno che confermare quanto intuivamo già: la tecnologia sta in qualche modo ‘salvando la vita’ ai ragazzi in quarantena“: qui chi parla è Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. Alla fine, lo psicologo propone… indovinate? di costituire dei “gruppi aula virtuale” con uno psicologo al posto del docente.
Ma prima in effetti si era parlato anche di didattica a distanza, con il titoletto: “Tante luci e qualche ombra”. Testualmente: “[…] praticamente tutti la stanno facendo e per il 46% del campione Internet e i device sono, infatti, un buon mezzo per continuare a fare attività didattica.
Come? Ma certo: se si fa 100-46 si ottiene 54. Che non avrei mai chiamato “la gran parte”, semmai “oltre la metà” o ancora “poco più della metà”. Retorica dei numeri.

Testo
Torniamo adesso all’articolo di Repubblica. Inizia così: “C’è poco da fare, frequentare la scuola via web è una modalità che non ha conquistato gli studenti italiani: non piace al 54% di loro, la maggioranza.
Infatti c’è poco da fare. Va avanti per 364 parole, poco più di 2000 battute. Non è un articolo, non ci sono approfondimenti, fonti, collegamenti, confronti, nemmeno link ad articoli collegati sulla stessa testata. Non è un copia e incolla dell’originale, per carità: è molto peggio. Questa è la frase della fonte originale:
“il 15,4% ammette che la possibilità di accendere pc e smartphone lo tenta a fare altro, distraendolo.
Questa è la riformulazione:
il 15% circa dichiara che la possibilità di poter (sic) utilizzare computer e smartphone diventa una tentazione per fare altro durante le lezioni.”
E’ un esercizio utile di lettura quello che si può fare mettendo vicino testo originale e testo derivato. Alcuni cambi sono frutto di vecchia furbizia dumasiana (allungare il brodo), altri sembrano più subdoli. Questa è la tabella delle sostituzioni applicate:
ammette -> dichiara
– accendere -> poter utilizzare
– pc -> computer
– tenta -> diventa una tentazione
– distraendolo -> per fare altro durante le lezioni

Pubblicità
E’ chiaro che una testata online, al netto delle dichiarazioni di amore per la nazione, la cultura e i valori fondamentali dell’umanità, campa di pubblicità. La misura di questo si vede dal rapporto (in pixel) tra la pubblicità e l’articolo.
Devo dire che tra la pagina di Tgcom24 e quella di Repubblica, è la seconda ad essere non solo più piena di pubblicità, ma anche quella che la presenta in forma ambigua e poco riconoscibile. Al netto del messaggio promozionale principale – che è su un progetto benemerito di “oncologia online” – e un altro su un evento “meet the future” (entrambi collegati al contenuto dell’articolo in quanto ..?) in fondo all’articolo ci sono dei blocchetti foto/testo che si fa fatica a capire se siano articoli o pubblicità. Infatti sono mescolati, e c’è solo un piccoliiiissssima etichetta in grigio chiaro che dice “Contenuti sponsorizzati”. Quanti blocchetti? 80. Ottanta per un articolo di 2000 caratteri. 6 blocchetti su 80 sono in effetti dedicati al ministro Azzolina, ma si perdono tra macchine, siti di incontri e casinò online.
Personalmente sono un furbetto che non usa un browser blindato ed efficiente, ma uno meno bello che però mi permette di scegliere; uso dei plugin che eliminano tutta la pubblicità dalla pagina; in più disattivo la maggior parte degli script che misurano e tracciano le mie visite.
Faccio un danno all’economia mondiale, di sicuro, e in generale me ne dolgo, anche se vista la natura delle pubblicità me ne dolgo di meno. Faccio un danno in particolare ad una specifica testata, ma questo è voluto.

L’articolo:
https://www.repubblica.it/scuola/2020/05/17/news/sondaggio_la_didattica_a_distanza_non_piace_alla_gran_parte_degli_studenti-256917957/
Le fonti:
https://tgcom24.mediaset.it/skuola/coronavirus-la-vita-degli-adolescenti-in-quarantena-a-1-su-3-il-domani-fa-paura_17798030-202002a.shtml
https://www.skuola.net/news/inchiesta/adolescenti-giovani-quarantena-abitudini-paure-futuro.html
https://www.cittadinanzattiva.it/comunicati/scuola/13275-didattica-a-distanza-i-risultati-della-indagine-di-cittadinanzattiva.html
Il report:
https://www.cittadinanzattiva.it/files/Report_DAD_def_15_5.pdf




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