DigiTales: storie del digitale

  • Va’ a zappare la terra

    In tempi di disoccupazione a due cifre, e di ripensamento dell’importanza dell’orientamento professionale, si sente sempre più spesso dire “Ma vai al lavorare. Vai a zappare la terra!” Il significato è l’uso. E l’uso di questa frase mi è chiaro: quando si adopera, relativamente a chi, con quale valutazione implicita e in quale contesto di…

  • Diretti o usabili? forse non basta che siano open…

    Raw open, now. Va bene come monito alla pubblica amministrazione,  ma dal punto di vista di chi con quei dati voglia fare qualcosa  è importante anche la maniera in cui i dati sono accessibili. Linkati, daccordo, ma anche significativi, puliti, comprensibili, tradotti. E forse l’accesso diretto al file non è sempre la maniera migliore. Per…

  • Year of Code

    Il 2014, per chi non lo sapesse, è stato dichiarato “Year of Code” nel Regno Unito. Anno del codice, nel senso di “anno della programmazione”. Da settembre, la programmazione verrà insegnata nelle scuole elementari e medie, ovvero tra i 5 e i 16 anni. http://yearofcode.org/ “In September 2014 coding will be introduced to the school…

  • Digitale: un’etimologia istruttiva

    Il testo che segue è una rielaborazione dell’introduzione al libro di Valeria Zagami “Fare scuola nella classe digitale: tecnologie e didattica innovativa fra teoria e pratiche d’uso innovative”, Loescher, I quaderni della ricerca, 2014. ________________________________________________________ 1. Digitale è una parola d’uso comune, di cui forse non comprendiamo completamente il senso. Lo usiamo come aggettivo e…

  • LBP: Lessico di Base Pubblico

    La notizia della concessione alla società King.com dei diritti d’uso della parola “candy” (oddio l’ho usata) nei settori del software, dei giochi, dei servizi educativi e dell’abbigliamento mi ha riportato in mente questo racconto, scritto vari anni fa. Lo ripropongo tale quale. Poi non ditemi che non vi avevo avvertito. __________________ Anche solo immaginare com’era…

  • Sic et non

    Anni, anzi decenni fa, avevo scritto un software che si chiamava Textis. Era uno strumento completamente inutile, nel senso che non rispondeva a nessun bisogno. Ma aveva uno scopo: quello di permettere di disporre su un “telaio” (di qui il nome) dei fili di ragionamento, e di intrecciarli. I fili erano composti di “perle” colorate…

  • Pedagogia popolare e costruttivismo ingenuo

    Ieri sera ho letto l’articolo di Roberto Trinchero “Sappiamo davvero come far apprendere? Credenza ed evidenza empirica” , che come sempre è chiaro e convincente. Durante la notte ho rigirato nella mente le sue parole, con la sensazione di qualcosa che non quadrava perfettamente. Ora provo a mettere per iscritto questa sensazione in una forma…

  • Opendata anche domani

    Tra le ragioni degli opendata sento raramente citare quella che secondo me si potrebbe definire come un’assicurazione sulla vita dei dati stessi. Dati aperti significa leggibili adesso, da tutti, ovunque. Un elemento che viene poco preso in considerazione è il tempo. Rispetto al tempo, sono due le dimensioni interessanti nella valutazione dei dati: – la…

  • Archeologia digitale

    Per un certo tempo si è ventata la superiorità del digitale sull’analogico sulla base del fatto che il digitale è forma, dunque scevro dagli accidenti della materia. Si digitalizzavano le foto, la musica, i testi, per preservarli dall’oblio dovuto all’azione di batteri, muffe e altri agenti di entropia. Circa trenta anni fa ho scritto un…

  • Tecnologie non d’importazione (con esercizio svolto)

    Educazione e scuola 2.0 si poggiano su di un uso “forte” delle tecnologie digitali (e soprattutto della rete) per cambiare la didattica. Prima, naturalmente, le macchine: le LIM in ogni classe, ebook reader, registro digitale per tutti, tablet nelle classi. Poi il software per collaborare e comunicare, possibilmente “cloud” (qualsiasi cosa voglia dire). Anche secondo…