Smart Breath

C’è questa mascherina particolare, leggera, comoda, elegante, con due sensori quasi invisibili – uno per il naso e uno per la bocca – e un’antenna bluetooth sistemata dietro l’orecchio sinistro che si connette al telefonino. I sensori acquisiscono in tempo reale il suono emesso durante la respirazione e li inviano all’app. Qui inizia la magia di SmartBreath.

Un modello matematico mette in correlazione il suono con le dimensioni della cavità orale e nasale, con il diametro e la forma dell’apertura della bocca, la posizione delle lingua e della gola, la forza dell’inspirazione e espirazione, la durata, la provenienza dell’aria dalla parte alta o bassa dei polmoni, la posizione del diaframma, etc.

Queste variabili, prese nel loro insieme, hanno una parte costante che costituisce una “firma biometrica” della persona, unica e riconoscibile.

Un’altra parte di queste variabili cambia invece a seconda della posizione della persona (seduto, sdraiato, in movimento), del tipo di attività, dell’ora del giorno; facendo una media di queste variazioni nel tempo, si può utilizzare per descrivere lo stato di salute della persona relativamente al sistema respiratorio e, di conseguenza, di quello cardio-vascolare. Si possono perciò usare questi dati per discriminare persone sane e persone malate. Sulla base di un modello di predizione avanzato, basato sulla raccolta e l’indicizzazione di milioni di campioni, si può ipotizzare quale probabilità ha la persona di ammalarsi o, se ammalata, di peggiorare. Naturalmente si capisce come questo tipo di capacità è utilissima in caso di pandemia per censire e segnalare alle autorità sanitarie casi sospetti.
Su alcune di queste variabili (velocità e profondità del respiro) può incidere la volontà ma soprattutto il sistema simpatico, il quale a sua volta può essere influenzato da immagini e suoni. La teoria più accreditata nel campo dice che mostrando alla persona immagini conosciute, rielaborate in modo da ammorbidirle e colorarle adeguatamente, insieme a suoni e melodie note, armonizzate, rallentate, si ottiene un miglioramento del respiro, immediatamente rilevabile tramite i dati acquisiti dai sensori. Viceversa, delle immagini dure, rapide, contrastate, accompagnate da suoni dal ritmo irregolare, con altezze molto variabili e timbri aspri causano una respirazione rapida, superficiale e irregolare, con effetti in entrambi i casi anche sul ritmo cardiaco e sulla pressione sanguigna. E’ su questo effetto indotto che si basa SmartBreath, come vedremo più avanti.

La maschera si connette al telefono che la riconosce e ne registra l’UUID (un ID unico). Utilizzando una nuova funzionalità sperimentale del sistema operativo del telefonino, se l’app relativa non è presente, viene scaricata e installata automaticamente, risparmiando all’utente la fatica di trovarla, selezionarla, attivarla. Per prima cosa, l’app SmartBreath si connette al servizio cloud; se l’UUID della maschera non è presente nel database remoto, viene avviato il processo di profilazione, cioè di raccolta delle informazioni sull’utente già presenti nella memoria del telefono: posizione e orientamento, lingua, marca e modello del telefono, gestore dell’abbonamento; durata delle conversazioni, numeri chiamati, dati trasmessi e ricevuti; e poi siti e servizi più utilizzati, contatti più frequenti, frasi più utilizzate, etc. Questi dati vengono raccolti in base alla nuova policy “DefaultConsentPresumption” che assume che ogni utente non sia contrario ad ogni raccolta di dati personali che ha come fine il suo benessere futuro a meno che non lo dichiari esplicitamente. Al profilo si aggiungono i dati che vengono inviati in continuazione dai sensori della maschera.


A causa della relativa scarsità di potenza di calcolo del telefono, il profilo (insieme ai dati rilevati) viene inviato al servizio cloud RemoteBreathAssistant che lo elabora per restituire una valutazione dello stato di salute della persona. Contemporaneamente, il servizio sulla base delle immagini, dei video e dell’audio presenti sul telefono stesso è in grado di costruire animazioni sonorizzate tramite un modello di Machine Learning e di inviarle all’app SmarhBreath. L’app si avvia in automatico quando i parametri della respirazione si discostano da quelli attesi in base al profilo e al momento della giornata e mostra l’animazione in forced overlay sul tutto il resto. In questo modo la persona può accorgersi di una irregolarità del proprio respiro, smettere di fare quello che stava facendo e predisporsi per la sua normalizzazione.

SmartBreath è poi in grado di fornire alle persone delle previsioni sul loro stato di salute, dei consigli relativi all’attività fisica che dovrebbero svolgere, l’indicazione della palestra più vicina, la presentazione dell’abbigliamento sportivo più consono e degli e-shop dove acquistarlo, fino a delle proposte di contratti di assicurazione più convenienti. In ottemperanza al GDRP, i dati personali non vengono venduti a terzi, ma solo alle aziende che fanno parte del gruppo che propone SmartBreath.

Devo chiarire che al momento questa mascherina, l’app SmartBreath e il servizio RemoteBreathAssistant non esistono, almeno che io sappia. Ma vedrete che arriveranno, più o meno fatte così.

Inventarle è stato per me un esercizio di riflessione su cosa significa “datificazione”, diffusione dei dati biometrici, collegamento tra servizi sulla base dei profili, eccetera. Spero che leggerlo lo sia stato anche per voi e che il respiro vi si faccia affannoso.


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Commenti

Una risposta a “Smart Breath”

  1. Avatar Paolo Beneventi
    Paolo Beneventi

    Mi piace la parte dove si indirizza alla palestra più vicina e all’abbigliamento sportivo più consono! 😁 Bell’articolo, davvero!

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